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Channel: Recensioni Fumetti – MangaForever.net
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Wolfskin Chronicles 1 & 2 | Recensione

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La Prankster Comics propone interessanti opere di vario genere e tra esse c’è Wolfskin Chronicles, un fumetto dalla gestazione problematica. In realtà, quest’opera è già conosciuta da coloro che si sono interessati al fumetto italiano indipendente. Parlare dei suoi percorsi è complesso ma cercherò di fornire le informazioni più rilevanti. Le origini della serie risalgono al 1998 quando tre talentuosi autori, Alessio Nocerino, Raffaele Apuzzo e Baldo di Stefano idearono Black Spiral, serie horror incentrata sui licantropi.

La particolarità era data dal fatto che le vicende si svolgevano in un contesto italiano e l’inizio della saga si collocava addirittura ai tempi dei mitici Romolo e Remo. Gli autori la proposero a diversi editori e, in un certo senso, Black Spiral fece parlare di sé sin dal principio. In seguito il titolo cambiò e divenne Wolfskin. Tuttavia, uscì solo un numero zero e il progetto poi si bloccò. Per molto tempo, quindi, Wolfskin divenne un fumetto dalla valenza mitica che nessuno, purtroppo, ebbe modo di leggere.

Prankster Comics si accinge, tuttavia, a pubblicarlo in volume e lo anticipa con una miniserie intitolata Wolfskin Chronicles. Anche in questo caso, il discorso è un po’ complicato. Gli albi presentano, infatti, avventure autoconclusive originariamente concepite come backup stories da inserire nella collana regolare. A giudicare dalla lettura dei primi due numeri della mini, sono senz’altro valide e interessanti. Si collocano in periodi e in contesti differenti e alcune, peraltro, presentano qualche protagonista della serie principale.

Il n. 1 si apre con un episodio ambientato in Irlanda, in un ambito che potremmo definire fantasy. Renato Umberto Ruffino ci conduce in un villaggio che sembra uscito da un romanzo sword & sorcery. La popolazione è sconvolta dalla sparizione di una ragazza e c’è chi sospetta di un clan rivale. Ma un cacciatore dall’aspetto vagamente somigliante al Red Wolf marvelliano decide di occuparsi della faccenda e presto il lettore avrà a che fare con una storia horror di famelici licantropi. Ruffino scrive testi efficaci e i disegni dallo stile piacevolmente grezzo e aggressivo di Pierpaolo Pasquini sono dotati di dinamismo e risultano funzionali.

L’albo si conclude con una versione riveduta e corretta dell’episodio apparso anni fa nel n. 0 di Wolfskin. Ai testi c’è sempre Ruffino che in questo caso punta su situazioni truculente, avvalendosi del talento del bravissimo Alessio Nocerino che ha uno stile influenzato dall’adrenalinica attitudine dei comics americani anni novanta, impreziosito, però, da un’accuratezza anatomica tipica del classico fumetto italiano. Il risultato complessivo è davvero di buon livello.

E di buon livello è il n. 2 che si apre con la storia dai toni fantascientifici di un licantropo intrappolato in una stazione spaziale. La scrive Alessio Landi che forse si è ispirato ad alcuni classici episodi del Man-Wolf della Marvel, ma si rileva pure l’influenza dell’Alien di Ridley Scott, con la mostruosa creatura che si aggira in un ambiente tecnologico e futuribile. Landi crea tensione e suspense con maestria e i disegni cupi e gotici, valorizzati da stupendi giochi d’ombra, del bravissimo Mattia Doghini contribuiscono ad accentuare l’atmosfera claustrofobica della trama.

Si passa poi a un episodio scritto da uno degli autori storici di Wolfskin e cioè Baldo Di Stefano. Innanzitutto, introduce un cacciatore di licantropi che, a quanto si intuisce, è uno dei personaggi principali della serie, impegnato a dare la caccia a una collega che ha deciso di agire da vigilante e sta facendo parlare di sé (qualcosa che il gruppo di cacciatori, dedito alla segretezza, non può tollerare). Di Stefano scrive testi e dialoghi efficaci, concedendosi un entusiasmante monologo dai toni sarcastici, quasi morrisoniani, non privi di ironia, aggiungendovi un riuscito citazionismo (fa un riferimento al Punitore).

I disegni sono, anche in questo caso, di Alessio Nocerino che propone tavole di grande bellezza formale, sempre caratterizzate dal riuscito mix di stilemi americani e classica tradizione fumettistica italiana. Baldo Di Stefano firma pure l’episodio di chiusura dell’albo, stavolta ambientato a Roma. Lo sceneggiatore ci delizia con testi e dialoghi sopra le righe, incuranti (per fortuna) del politically correct purtroppo dilagante anche in ambito fumettistico.

Inutile specificare che i licantropi sono ovviamente presenti e Di Stefano delinea una story-line horror con un bel ritmo narrativo e tanta azione. Il bravissimo Mattia Doghini impreziosisce lo script con il suo tratto crepuscolare e inquietante. Insomma, a giudicare da questi primi due numeri, direi che Wolfskin Chronicles è una proposta editoriale da non trascurare e piacerà certamente ai fan dell’horror. Da provare.

Wolfskin Chronicles 1 & 2 | Recensione è di MangaForever.net


Tex – Cinnamon Wells | Recensione

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Torna Cinnamon Wells, una storia di Tex pubblicata per i romanzi a fumetti della Sergio Bonelli Editore. Alla sceneggiatura è stato impiegato Chuck Dixon, mentre ai disegni c’è Mario Alberti.

La storia prende il via quando a Cinnamon Wells lo sceriffo viene ucciso da una banda di fuorilegge. Il vicesceriffo perciò tenterà di acciuffare i banditi, e fortunatamente troverà Tex a supportarlo. Ma il deserto ed i fattori ambientali sempre più estremi li metteranno alla prova, spingendoli verso un’avventura ai limiti.

I romanzi a fumetti di Tex rappresentano una variante sul tema piuttosto importante. Questo tipo di storie permettono di uscire temporaneamente dall’Aquila della Notte seriale, che deve rivolgersi ad una fetta di lettori molto larga, i quali si aspettano il ritorno di determinate situazioni e schemi. Mentre nei romanzi a fumetti la storia può prendere una cifra più autoriale, riuscire eventualmente a farsi anche più dura, addentrandosi ancora più nei meandri del genere.

Cinnamon Wells è infatti un fumetto che ricorda lo stile dello scrittore Joe R. Lansdale (la cui serie di romanzi Deadwood Dick è stata trasformata in una miniserie a fumetti dall’etichetta bonelliana Audace). Infatti l’Arizona, e Yuma in particolare, non sono mai sembrati dei luoghi così concreti e vivi. Si respira polvere del deserto, il caldo lo si può sentire addosso, e la tensione va sempre più a montare, fino a raggiungere il suo culmine in un finale nel quale nessuno sembra avere scampo.

Sono queste le storie di Tex che più amiamo: quelle avventure dure, nelle quali Aquila della Notte sembra essere il personaggio più adatto a farci vivere le condizioni difficili di un western selvaggio, e dal grilletto facile, dove anche l’ambiente circostante è tanto bello quanto inospitale.

Diverse volte è stato attribuito a Tex il difetto di avere storie non all’altezza dei grandi disegnatori che si sono alternati sul personaggio. Basti ricordare il caso eclatante de La Valle del Terrore, il texone di Magnus, che in molti accusano di avere messo al centro una storia assolutamente non ai livelli del lavoro fatto dal grande e compianto disegnatore di Alan Ford.

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Certo, senza scomodare casi così eclatanti, è vero che quando il livello delle storie di Tex si alza (ed anche ultimamente ne abbiamo letto di belle, vedasi alcuni degli albi sceneggiati da Pasquale Ruju), il ranger di casa Bonelli riesce a sprigionare tutto il suo potenziale. Tutti gli appassionati infatti ricorderanno (e citiamo un altro Texone) quanto in Patagonia l’alto livello narrativo, e la qualità dei disegni, elevassero il fumetto a tal punto da renderlo praticamente un classico della narrativa western, con una forte impronta storica.

Insomma, Cinnamon Wells non è sicuramente la miglior sceneggiatura di Tex degli ultimi tempi, però fa respirare un’aria dura e selvaggia tale da deliziare tutti gli appassionati del genere. E poi i disegni di Mario Alberti riescono a conciliare una certa classicità con una freschezza e dinamicità del tratto, tale da far pensare al fumetto americano. Ed i colori di Matteo Vattani aiutano sicuramente ad aumentare la vivacità delle tavole.

Per questo motivo hanno senso i romanzi a fumetti di Tex, e per questo ha senso la nuova edizione di Cinnamon Wells, una storia nella quale si respira l’aria pura del western griffato Aquila della Notte.

Tex – Cinnamon Wells | Recensione è di MangaForever.net

Dylan Dog 393 – Casca il mondo | Recensione

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L’isteria di massa continua a dilagare. Il mondo, nel dettaglio Londra, continua a crollare costantemente, collassando verso il centro della Terra. E Dylan continua a essere comprimario inatteso di ogni evento intorno a lui.

La meteora inizia a esprimere i propri pensieri, definendosi un “drago che divorerà il mondo”: sarà proprio un drago che devasterà la vita della piccola Lucy, costringendola ad attraversare a piedi mezza Londra pur di chiedere aiuto al famoso inquilino del civico 7 di Craven Road…

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Casca il mondo vede per la prima volta insieme la principessa dell’horror Barbara Baraldi e il Maestro del realismo Bruno Brindisi, e l’incontro tra i due ha decisamente dato alla luce una bella storia, dal ritmo calzante e tremolante. Nella storia, Barbara Baraldi scrive e descrive minuziosamente (a volte anche in maniera lapalissiana) gli orrori di una catastrofe tristemente nota al pubblico italiano: quella del terremoto e delle sue conseguenze, che sono ancora protagoniste delle vite di molti abitanti d’Italia (Abruzzo, Emilia Romagna, Molise, Irpinia…). Centralizzando la catastrofe in un solo quartiere di Londra, Baraldi risparmia il resto della capitale inglese a favore dei prossimi sceneggiatori che calcheranno le pagine della serie regolare di Dylan Dog.

TUTTI GIÙ, SOTTO TERRA!

La sceneggiatrice di origini emiliane si conferma un’attenta studiosa del mondo di Dylan, creando una storia molto classica, dal finale sorprendente capace di ribaltare le convinzioni del lettore. Grande pecca della storia sono quelle poche tavole di sesso sfrenato, piazzate all’interno dell’albo come giustificazione al fatto che in ogni albo Dylan stia con una donna differente; questa, poi, viene vista più come una donna di cui l’indagatore non fa neanche in tempo a innamorarsi, diventando lui una semplice valvola di sfogo della bella volontaria, che per qualche ora vuole pensare prima a se stessa che agli sfollati.

Dall’altro lato, le tavole dove Dylan si immerge a soccorrere Lucy ed eventuali superstiti hanno un animo escheriano, ancora più intensificato dalla matita di Brindisi che stacca magistralmente luci e ombre, facendoci vivere ogni movimento della luce proveniente dalle lampade da minatore lungo le pareti delle case e dei canali di scolo. Non solo: la quantità di vignette mute sono cariche di potenza narrativa, facendo tremare tutto l’albo tra le mani del lettore. La successione cinematografica delle fughe prende molto spazio tra le pagine, sacrificando lunghi dialoghi in poche vignette.

Ma il vero protagonista di questo albo è Groucho, che con i suoi siparietti (a volte anche inquietanti) riempie svariate tavole, smorzando la tensione accumulata nella tragedia. Che siano in realtà un modo per anticipare una nuova visione del fratello Marx che troveremo nei numeri successivi? Chi può dirlo, sappiamo solo che negli ultimi numeri la presenza di questo personaggio comprimario (ma non troppo) sta prendendo sempre più spazio dentro le 96 pagine.

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La cover di Gigi Cavenago è claustrofobica proprio come Dylan (che ce lo ricorda più volte nell’albo). Le interpretazioni sono differenti: da un lato l’indagatore è pressato dalle responsabilità e dalle richieste di aiuto da un mondo che sta scappando da se stesso; dall’altro, Dylan risponde al suo ancestrale istinto di sopravvivenza, cercando di nascondersi da una meteora che sfreccia prepotente nel cielo di una Londra che già non c’è più.

Dylan Dog 393 – Casca il mondo | Recensione è di MangaForever.net

Speciale Tex 34 – Doc! | Recensione

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Torna l’appuntamento annuale più atteso dagli appassionati di Tex. Il Texone di questo 2019 dà spazio ad un personaggio storico realmente esistito: Doc Holliday, un curioso uomo della Frontiera entrato nella leggenda per essere stato un dentista, giocatore d’azzardo e pistolero. Il confronto tra Tex e Doc Holliday sarà ricco di azione e sorprese.

Sì perché la banda di cui faceva parte Holliday, soprannominata “Cowboys”, si trova in cattive condizioni: i suoi membri stanno morendo uno dopo l’altro, ed il taccuino di Doc Holliday sembra stia cancellando i nomi dei fuorilegge uccisi. E poi l’efferatezza di alcuni delitti colpisce e rimanda proprio sulle tracce di Holliday: uno dei membri della banda, ad esempio, viene torturato su una sedia da dentista.

Insomma, è veramente Holliday l’uomo che sta dietro a questi efferati delitti. Sarà compito di Tex e Kit Carson scoprirlo. Il tutto si concluderà in un duello finale a Skeleton Canyon, durante il quale l’azione le la suspense saliranno a livello alti.

Il soggetto di questo Texone è stato realizzato ancora una volta da Mauro Boselli, il quale ha voluto sfruttare un personaggio della Storia della Frontiera per creare una trama intrigante, e ricca di azione. I Texoni hanno spesso sfruttato vicende realmente accadute per sviluppare la loro narrazione: è il caso ad esempio del celebre Patagonia, ambientato durante le guerre intestine in Argentina.

Una storia di ampio respiro, capace di occupare 240 pagine (com’è nella tradizione dei Texoni), come nel caso di Doc!, permette a Mauro Boselli di riuscire a protrarre in avanti il mistero riguardante le uccisioni all’interno della banda dei Cowboys, e questo giova al ritmo della storia. Non siamo proprio dalle parti delle sceneggiature tutte suspense e thriller di Pasquale Ruju, ma Boselli riesce a regalare delle sorprese, e dei momenti brillanti.

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Ma l’elemento veramente particolare di questo Texone è la presenza di Laura Zuccheri, la prima disegnatrice che approda al personaggio di Tex. La Zuccheri non si fa remora del confronto con un character così importante per il fumetto italiano, e cerca di aderire alla tradizione texiana, ma allo stesso tempo impone il suo stile. Svetta su tutti una rappresentazione di Tex ancora più solida e matura delle altre, tanto da farlo apparire simile in certe vignette al John Wayne che ha fatto la storia dei film Western.

Ma la Zuccheri si caratterizza soprattutto per una buona alternanza dei bianchi e dei neri, necessari per creare atmosfere, e per imporre uno stile espressivo, capace di mettere in risalto ambientazioni e personaggi. A livello visivo ci troviamo quindi davanti ad un Texone che rispetta la tradizione, ma che allo stesso tempo vuole lasciare traccia della sua presenza, e non far dimenticare alcune scene piuttosto suggestive (anche la scelta di griglie d’impostazione della tavola più audaci è segno di personalità).

Questo Texone si muove quindi sul solco della tradizione. Non siamo dalle parti di Patagonia e de La Valle del Terrore (i due apici  narrativi e grafici raggiunti dai Tex Giganti), ma i fan di Aquila della Notte potranno sentirsi soddisfatti del nuovo prodotto sfornato da casa Bonelli.

Speciale Tex 34 – Doc! | Recensione è di MangaForever.net

Lincoln – Historica Biografie Vol. 26 | Recensione

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La collana Historica Biografie si concentra stavolta su una delle personalità più rilevanti della storia americana e cioè Abraham Lincoln, il sedicesimo Presidente degli Stati Uniti d’America che ebbe il merito e la capacità di fare uscire il suo paese da una grave crisi costituzionale, militare e morale causata dalla tragica Guerra di Secessione. Inoltre, come molti sanno, è ricordato per avere imposto l’abolizione della schiavitù e ristabilito l’unità nazionale, pur senza problemi e contraddizioni di vario tipo.

La storiografia ufficiale ci ha tramandato la figura di un uomo idealista, integerrimo, simbolo del cosiddetto ‘sogno americano’ che tuttora affascina e coinvolge molti cittadini statunitensi. In un certo senso è così, ma Lincoln, come nel caso di tutte le grandi personalità della storia, è una figura complessa e sfaccettata. Il rischio di presentarlo, nell’ambito di un’opera a fumetti, in maniera propagandistica e agiografica era elevato, ma per fortuna lo sceneggiatore Fred Duval, coadiuvato dalla consulenza di Farid Ameur, docente di Storia Americana, l’ha evitato.

Nella sua visione, infatti, Lincoln è certamente un uomo di prim’ordine, migliore dei suoi contemporanei, grazie all’elevato spessore culturale e all’idealismo; ma non è privo di ombre. Per esempio, Duval evidenzia il fatto che Abraham, quando era un giovane e abile avvocato, aveva contribuito a far scagionare il colpevole di un grave reato solo perché figlio di amici; e ce lo presenta spesso come un individuo fallibile, pieno di dubbi celati, però, da una capacità oratoria senza pari e da un atteggiamento di sicurezza.

La trama inizia con Lincoln che si accinge a recarsi a un cimitero dopo la terribile battaglia di Gettysburg ed è intento a scrivere un discorso in onore dei caduti. Ma questo è semplicemente il pretesto che serve a Duval per narrare la sua vita, tramite una serie di affascinanti e coinvolgenti flashback. Emerge il ritratto di una persona dalle doti non comuni, costretta a vivere, suo malgrado, in un’epoca di divisioni e contrasti. Sovente appaiono le figure inquietanti degli schiavi neri, vera e propria ossessione di Lincoln, e simbolo del lato più spietato della società americana, poco propensa ad accettare l’idea dell’uguaglianza tra gli esseri umani.

Non mancano neanche gli indiani, altre vittime della violenza dell’uomo bianco, che servono a rappresentare quelle ingiustizie che Lincoln cerca di vendicare. Duval fa una profonda analisi psicologica del protagonista e scrive testi maturi e intensi, benché a volte con un eccesso di verbosità che rallenta il ritmo della narrazione.

Il volume va, inoltre, preso in considerazione per gli splendidi disegni del bravissimo Roberto “Dakar” Meli che qui ci propone uno dei suoi lavori migliori in assoluto. Il suo stile è naturalistico, ricco di dettagli, impreziosito da giochi d’ombra che conferiscono alle matite un allure crepuscolare di grande valenza suggestiva. La sua arte è valorizzata dai colori foschi, quasi gotici, dell’ottima Chiara Zeppegno. Il risultato complessivo è di grande livello e si può affermare con sicurezza che questo è indubbiamente uno dei volumi più riusciti di Historica Biografie.

Se perciò intendete concedervi una lettura non banale e magari avete voglia di provare qualcosa di diverso dai soliti supereroi, questa è la proposta editoriale più adatta. Da non perdere.

Lincoln – Historica Biografie Vol. 26 | Recensione è di MangaForever.net

David Murphy 911 – Season Two – 1 | Recensione

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Roberto Recchioni riporta in vita uno dei suoi personaggi più riusciti, collocandolo in un momento storico, quali è quello contemporaneo, ricco di contraddizioni, distopie, e “cattivi” al potere. Il sottotitolo della nuova miniserie dedicata a David Murphy è infatti “Make America Great Again“, ovvero lo slogan elettorale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

L’obiettivo di David Murphy è infatti attraversare la barriera che l’inquilino della Casa Bianca sta cercando di far erigere al confine tra Messico e Stati Uniti. Una situazione che richiama in causa la realtà e che porterà l’action hero ideato da Recchioni ad essere arrestato dalla Polizia di Frontiera, ed a confrontarsi con il suo passato.

Perché David Murphy è considerato dalla sua stessa Patria un terrorista. Ma l’aspetto più originale del personaggio è la consapevolezza di essere un action hero con un passato fatto di film, telefilm, letteratura e fumetti che ne arricchiscono il bagaglio. David Murphy sa infatti che il post-modernismo ed il citazionismo sono dalla sua parte, ed anche nelle situazioni più difficili esistono corsi e ricorsi narrativi che gli consentiranno di tirarsi fuori anche dalla situazione più difficile.

Questo primo albo della nuova miniserie dedicata a David Murphy non fa altro che mettere insieme due elementi: il post-modernismo tanto caro a Roberto Recchioni, ed un collocamento in una dimensione più che attuale di un personaggio fumettistico assente da un po’ dalla scena editoriale.

Lo sceneggiatore Recchioni riesce ancora una volta a ridare linfa ad una delle sue creazioni (così come ha fatto con Pietro Battaglia per la Cosmo). L’idea di collocare David Murphy in questo presente storico fatto di tante problematiche e situazioni al limite è un elemento interessante, e che sicuramente offrirà molti spunti al character ed ai lettori.

A dare vita a livello grafico a David Murphy è Pierluigi Minotti, il quale si avvicina al tocco di alcuni fumetti americani più sperimentali come la pluripremiata serie Marvel di Occhio di Falco disegnata da David Aja.

I colori di  Mattia Iacono danno invece vivacità e riescono a rendere ancora più espressivi i personaggi e le situazioni del fumetto. La sceneggiatura di Recchioni è come al solito molto ritmata e scorrevole.

Insomma, si prospetta una miniserie molto interessante ed all’altezza del passato autoriale di Roberto Recchioni, un autore che riesce comunque a mettere il suo tocco in ogni produzione a cui mette mano (compresa la cura editoriale di Dylan Dog alla quale sta lavorando da diversi anni).

In questi tempi nei quali il livello narrativo delle produzioni fumettistiche e seriali si è piuttosto alzato, l’idea di riproporre le storie di un action hero che si rifà ai personaggi del passato che hanno fatto la storia del Cinema anni Ottanta (Schwarzenegger, Bruce Willis e Sylvester Stallone su tutti) è intrigante e suggestiva.

E chissà che il confronto tra David Murphy e gli Stati Uniti attuali non lo porti ad un faccia a faccia con lo stesso Donald Trump. Del resto molti autori, dopo l’elezione di Trump nel 2016, prospettavano un futuro narrativo per le loro creazioni molto stimolante.

Certo, l’albo di David Murphy proposto da Panini Comics, non ha una grossa foliazione (parliamo di appena 24 pagine), ma la qualità dello spillato è comunque ottima, e presenta fogli robusti e che fanno risaltare i disegni e la colorazione del fumetto.

Perciò non resta che attendere il prossimo albo di David Murphy che, siamo sicuri, sarà all’altezza delle aspettative.

David Murphy 911 – Season Two – 1 | Recensione è di MangaForever.net

I Passeggeri del Vento – Il Sangue delle Ciliegie – Historica Vol. 79 | Recensione

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Gli estimatori del fumetto di area franco-belga nutrono una vera e propria venerazione per Francois Bourgeon. Le sue opere sono capisaldi della bd e hanno entusiasmato il pubblico internazionale. Il suo capolavoro assoluto è considerato I Passeggeri del Vento, lunga ed entusiasmante saga di ambientazione storica che è stata in precedenza pubblicata da Mondadori Comics nella collana Historica.

In realtà, l’opera era ormai da tempo ritenuta da tutti conclusa, ma di recente Bourgeon ha sorpreso i suoi fan proponendo un nuovo ed entusiasmante ciclo narrativo. Secondo quanto afferma, sarà quello finale. Il primo ciclo era incentrato sulle vicende di un’affascinante personaggio femminile, Isa, ambientato in luoghi esotici. Il secondo, invece, si concentrava sull’intrigante Zabo, donna coraggiosa coinvolta in una serie di vicissitudini sullo sfondo della Guerra di Secessione.

Questo volume di Historica presenta il primo capitolo del terzo e finale ciclo e, come scoprirà il lettore, anche in questo caso appare Zabo. E’ più matura, ha lasciato gli Stati Uniti, si è trasferita a Parigi e si fa chiamare Clara. All’inizio della storia la vediamo nel contesto della Comune, in un clima di rivolta. Ma un ruolo importante nella trama lo gioca la bella Klervi, orfana bretone che arriva nella capitale francese in cerca di fortuna. Le circostanze fanno incontrare le due donne e tra loro nasce una salda amicizia che le renderà inseparabili.

Bourgeon, come negli altri capitoli de I Passeggeri del Vento, racconta vicende di uomini e donne come tanti, evocando, però, una precisa atmosfera storica con rigore. La Parigi da lui descritta è scossa dai movimenti rivoluzionari e non mancano precisi riferimenti a eventi realmente accaduti e a personalità davvero esistite. Ma il nucleo della trama è rappresentato dalla storia di Zabo e Klervi. L’autore compie un’approfondita analisi psicologica delle protagoniste, donne a modo loro forti e coraggiose, costrette dal destino a sopravvivere in un mondo dominato dall’odio e dalla prepotenza, quasi sempre di origine maschile.

Il Sangue delle Ciliegie ha la profondità di un romanzo e la story-line è ricca di intrighi, colpi di scena e continue sorprese che fanno pensare alla gloriosa tradizione dei libri di appendice ma, se è per questo, anche alla narrativa di scrittori del calibro di Dumas, Hugo e Balzac. I testi sono curati ed efficaci e ci sono pure dialoghi in bretone, data l’origine di Klervi, che contribuiscono a infondere un tocco di riuscito realismo all’opera.

Ma se questo lavoro è valido per i testi e la trama, lo è altrettanto per i disegni. Da questo punto di vista, Bourgeon, che già ci aveva donato opere straordinarie, si supera. La sua è arte pura e l’eleganza, la raffinatezza, la plasticità del tratto hanno dello sbalorditivo. Innanzitutto, ciò che più colpisce è la cura maniacale dei dettagli, palese specialmente nella rappresentazione degli ambienti urbani parigini. A volte sono visualizzati con vignette di ampie dimensioni, in altri casi con piccole inquadrature contrassegnate da particolari infinitesimali. Bourgeon risulta efficace sia quando illustra le eleganti strade della capitale, sia quando si concentra sugli squallidi vicoli dei quartieri malfamati.

Zabo e Klervi sono ben caratterizzate ed esprimono sensualità e vigore d’animo tramite gli sguardi, la postura dei corpi e le espressioni facciali. Il tutto è poi impreziosito dai colori, sempre a opera di Bourgeon. Opta per sfumature tenui, quasi impressioniste nell’impostazione, che tuttavia trasmettono un senso di calore. In alcune occasioni, invece, si concede giochi d’ombra di matrice gotica che rendono particolarmente suggestive le tavole.

Insomma, pure stavolta il grande Bourgeon ci ha donato un gioiello testuale e visivo che sarebbe un vero peccato trascurare. Il libro è inoltre corredato da un’interessante intervista all’autore che consente al lettore di comprendere le finalità e gli obiettivi che si è posto durante la lavorazione. Da non perdere.

I Passeggeri del Vento – Il Sangue delle Ciliegie – Historica Vol. 79 | Recensione è di MangaForever.net

Garibaldi – L’ultimo baluardo di Izzo e Miola | Recensione

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Prima un poco di contesto storico: durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871, Garibaldi offre i suoi servigi alla neonata Terza Repubblica francese, nata in Francia dopo la sconfitta di Sedan del 1º settembre 1870, che ha visto la fine del regime bonapartista di Napoleone III. Joseph-Philippe Bordone, con il battello Ville de Paris, raggiunse la Corsica e, per ingannare la sorveglianza della marina italiana, continuò il viaggio su una piccola barca; poi prese a bordo Garibaldi, che sbarcò a Marsiglia il 7 ottobre 1870, per poi recarsi a Tours, allora capitale provvisoria francese. I primi ordini di Léon Gambetta sono stati di occuparsi di qualche centinaio di volontari, ma anche grazie alla sua fama Garibaldi ottenne il comando della Armata dei Vosgi. Stabilì dunque il quartier generale a Dôle e poi l’11 novembre a Autun.

Digione intanto era caduta in mani tedesche, comandate da Augusto Werder, e poi era stata abbandonata per l’avanzata delle truppe francesi. Garibaldi occupò la città e la difese dall’attacco del 21 gennaio; ed è da qui che inizia la storia narrata in questo fumetto.

La trama di questo volume si divide tra la parte più dinamica, ovvero le battaglie tra esercito di Garibaldi ed esercito prussiano, e il lato politico, ovvero i giochi di potere che si svolgono alle spalle delle giovani vite dei soldati (ma anche, spesso, di Garibaldi). E questa seconda parte sembra quella riuscita meglio (seppure nella novantina di pagine complessive, non tantissime, del fumetto), anche perchè le scene di battaglia sono prive di quella coralità che ne fa uno degli spettacoli più affascinanti in un racconto visivo. Questo fumetto, infatti, mira alla veridicità di tutti i giorni più che alla epicità: i soldati combattono spesso senza ordine durante la foga della battaglia, dato che l’unico scopo che li guida alla fine è quello di uscirne vivi.

Questo si vede anche dalla figura di Garibaldi, qui un vecchio, abile nelle strategie, ma ormai dilaniato dall’artrosi e che spesso si lascia andare ai ricordi, soprattutto quello del suo grande amore (e infatti dopo questa avventura il generale si ritirerà definitivamente dalle battaglie per poi rifugiarsi nella sua amata Caprera): un vecchio stanco, che ormai crede di aver già dato tutto il meglio che poteva alle sue aspirazioni.

E tutto questo ha un prezzo: un ritmo blando, senza nessun guizzo che possa emozionare il lettore, che si troverà a passare da una scena di battaglia a una riunione politica, per passare ancora ad una battaglia e così via. Nessun sorpresa vi aspetta in questa quieta lettura.

Questa sensazione è accentuata anche dalla scelta di tonalità dei vari colori, che pur dovrebbero essere caldi, ma in realtà spesso non accendono le pagine per la loro tenuità.

Dal lato artistico, il tratto realistico conferisce alla storia un senso della realtà che riesce a far apprezzare le tavole, anche se, come detto, una splash-page avrebbe a mio parere dato un tono più corale agli scontri tra i due eserciti. Del resto, trattandosi di fatti relativamente recenti, la possibilità di ricorrere a fonti storiche per la ricostruzione dei volti ha certamente permesso di farci apparire i personaggi già familiari.

Garibaldi – L’ultimo baluardo di Izzo e Miola | Recensione è di MangaForever.net


Zagor – Morte sul Fiume | Recensione

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Mentre Tex è fortemente legato all’eredità di Gianluigi Bonelli, Zagor è figlio di Sergio Bonelli, l’uomo che ha portato avanti la casa editrice dopo che il grande padre creatore di Aquila della Notte gli ha consegnato la guida della SBE.

Perciò ogni ristampa di Zagor con una storia scritta da Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, non fa altro che alimentare quel mito trasmesso di padre in figlio, che ha le sue basi nell’avventura e nella voglia di entusiasmare il pubblico italiano, e non solo.

Perchè Zagor è un cugino di Tex, un personaggio simile ma allo stesso tempo lontano da Aquila della Notte. Il solo fatto che i luoghi in cui l’eroe di Darwkood vive e si muove sono quelli del Nord America, una zona lontana anche a livello paesaggistico da quel centro-sud degli Stati Uniti in cui Tex vive fantastiche e rischiosissime avventure, lo rende sostanzialmente diverso dal ranger ideato da Gianluigi Bonelli.

Perciò il fatto che Morte sul Fiume sia un volume di ristampa di due avventure di fine anni Sessanta con protagonisti Zagor e Cico non fa altro che rimarcare quanto la Sergio Bonelli Editore stia portando avanti nel tempo un’operazione di riscoperta filologica dei propri tesori.

Le storie al centro di questo volume hanno un messaggio intrinseco piuttosto importante. Infatti nella prima avventura l’autorità di Zagor sulle tribù indiane viene disconosciuta a favore di Iron Man, un uomo dotato di un’armatura capace di renderlo invincibile. Il primo scontro tra i due porterà addirittura lo spirito con la Scure a soccombere. Si tratta di un nemico con il quale Zagor non si era mai confrontato, capace di dargli tanto filo da torcere.

Nella seconda avventura il ritorno di Iron Man mette Zagor nella difficile posizione di fare da ago della bilancia tra due tribù indiane, i Cayuga ed i Mohawk, pronte a scontrarsi a causa di un piano ordito dallo stesso Iron Man per impossessarsi di un tesoro contenuto all’interno di un Totem.

Si tratta di due storie classiche, che agli occhi di un lettore contemporaneo possono risultare ingenue in alcuni punti, e che sicuramente non sono adatte ai meno appassionati del fumetto vintage. Ma il ritmo, la capacità di affascinare, calare in un mondo avventuroso, e di trasmettere dei sottotesti significativi, quella non si è persa affatto.

Zagor, Mangaforever

Zagor, Mangaforever Zagor, Mangaforever

Guido Nolitta, o meglio Sergio Bonelli, è sempre stato uno sceneggiatore capace di attingere a pieno dai proprio gusti cinematografici e letterari. La contaminazione di genere si respira tanto in queste due storie, e sicuramente la presenza del nemico Iron Man può rimandare anche ad un certo tipo di fumetti supereroistici (quelli Marvel su tutti) che durante gli anni Sessanta hanno avuto una nuova grande esplosione.

Ma è soprattutto il senso dell’avventura a farla da padrone, e la capacità di Nolitta/Bonelli di alternare avventura, suspense, humor e dramma. Vedere uno Zagor sconfitto e costretto a rialzarsi dopo uno scontro finito male non è usuale, ma è sicuramente utile per rafforzare un sottotesto mai come oggi attuale.

Perché il desiderio di potere e di prevaricazione esiste tutt’oggi, ed il fatto che, pur di ottenerlo, si sia disposti a scatenare guerre tra popoli e inimicizie è una storia figlia anche di questi giorni.

E poi, a impreziosire i testi di Nolitta, ci sono i disegni di Gallieno Ferri, che con il suo tratto classico, dotato di grande dinamismo, è servito da base, non solo per Zagor, ma per strutturare molte delle serie d’azione di casa Bonelli.

Insomma, Morte sul Fiume è un bel tuffo nel passato, un volume di pregio che ripropone a colori una grande avventura di Zagor, capace d’intrattenere, e di trasmettere un messaggio tutt’oggi attuale.

Zagor – Morte sul Fiume | Recensione è di MangaForever.net

Seconda Guerra Mondiale – Adler: L’Aquila Tedesca – Historica Vol. 80 | Recensione

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La collana Historica di Mondadori Comics propone materiale prevalentemente di area francofona incentrato su vicende collocate in precisi contesti storici. Questo ottantesimo volume, tuttavia, si discosta un po’ dalle consuete caratteristiche della serie. E’ inserito in un periodo ben preciso e cioè quello della Seconda Guerra Mondiale, descritto dall’autore Patrice Buendia con rigore e scrupolosità certosini. Nello stesso tempo, però, presenta caratteristiche che fanno di Adler, l’Aquila Tedesca (questo il titolo del fumetto), un lavoro peculiare e inclassificabile.

Se dovessimo inserirlo in un genere preciso, opteremmo per quello bellico. In effetti, gli elementi tipici delle war stories sono presenti. Il protagonista è Hans, un ragazzo tedesco che vive nel culto del padre, un soldato morto eroicamente in battaglia (perlomeno è ciò che crede lui, poiché la realtà è diversa). In principio, è un giovane ammodo, sensibile e amichevole con tutti. Ha due grandi passioni: i fumetti americani e, soprattutto, gli aeroplani. Sogna, infatti, di diventare un pilota e di emulare così suo padre.

Purtroppo Hans vive nella Germania sconvolta dall’orrore nazista e crescendo si fa sempre più contaminare dalle vergognose idee razziste di Hitler e dei suoi seguaci. Dopo aver compiuto atti a dir poco deplorevoli nei confronti di una ragazza ebrea innamoratasi di lui, dei suoi amici d’infanzia e persino della madre, si arruola e realizza il suo sogno, diventando un pilota. Ma non parliamo di un pilota qualsiasi, bensì di un temerario e spietato soldato che si ricopre di gloria e che la Germania intera comincerà a chiamare ‘Aquila Tedesca’.

Se Hans è eroico, dal punto di vista umano è un individuo orribile, perfettamente integrato nella macchina di morte del nazismo. Ma poi accade qualcosa. Dopo essere stato ferito e aver perso i sensi, si risveglia e scopre di essere diventato un’altra persona. Il suo corpo non è cambiato, ma la mente è quella di James O’Brady, un pilota americano. Come è possibile? Qual è la causa di questo incredibile avvenimento? La risposta forse si trova in una maledizione che ha coinvolto un tedesco e un americano.

Con indubbia originalità, quindi, Buendia inserisce il tema della metempsicosi in un fumetto che solo fino a un certo punto è di guerra. Gioca abilmente con i generi narrativi, delineando una story-line coinvolgente e denunciando al contempo l’istinto omicida degli esseri umani e le pulsioni discriminatorie e razziste di tanti individui. Ricorre pure a un piacevole citazionismo, con riferimenti alla narrativa di Stevenson (la dicotomia Hans/James richiama palesemente quella di Jekyll e Hyde), con omaggi ai comics statunitensi della Golden Age.

Testi e dialoghi sono curati e questi primi tre episodi della serie vanno valutati positivamente. Il disegnatore è Damien Andrieu che ha uno stile piuttosto convenzionale ma che, comunque, risulta valido ed efficace. Le figure umane a tratti sembrano grezze e legnose e non sempre la caratterizzazione è riuscita. La cura dei dettagli e dei particolari di tante vignette è però innegabile e le sequenze incentrate sugli entusiasmanti combattimenti aerei sono realizzate con maestria. Inoltre, si diverte a volte a mimare lo stile delle strip americane stile Flash Gordon con effetti piacevoli.

Nel complesso, questo è un volume da tenere d’occhio e che, come scrivevo all’inizio, è insolito per gli standard di una collana come Historica. Da provare.

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Brindille Vol. 2 – Verso la Luce di Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci | Recensione

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Solo pochi mesi sono passati dall’uscita del primo volume di Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci al Lucca Comics & Games 2018 e, fulminei più della luce, i due autori hanno pubblicato, in Italia e in Francia, la seconda parte della storia di Brindille, la piccola ragazzina sperduta in mezzo al bosco, senza un nome, un’identità e una meta.

Avevamo lasciato, nel volume precedente, la tenera Brindille in fuga da un attacco dei cacciatori di ombre, dopo il quale lei perde di vista il suo amico (e angelo custode) lupo. Sola nei meandri della foresta, la protagonista si sposta a destra e a sinistra alla ricerca di un punto di arrivo. Finalmente riesce a trovare il suo amico, completamente devastato nella parte inferiore del suo corpo. Tra ricerche di unguenti, di memoria e fughe da pericolosissimi nemici, il viaggio della nostra scintillante smemorata arriva a una conclusione, senza però lasciarci digiuni della goduria di aver camminato tra paesaggi stupendamente disegnati (e colorati).

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LÌ, TRA I BOSCHI CON BRINDILLE

La coppia artistica non finisce mai di sorprendere, anche dopo i loro acclamati lavori, come la serie Love (Edizioni BD) e la collana Piccole storie (Renoir Comics). I due autori si comportano come una parabola ascendente, che non vuole assolutamente tornare giù, volando sempre più in alto e toccando livelli incredibili di bravura. Di sicuro con i due volumi cartonati di pregio, non sentiremo la mancanza dei loro lavori precedenti, anzi: quel pizzico di magia in più nato tra le pagine di Love lo troviamo sulla testa di Brindille, folle e impetuosa come un animale selvatico. Non per nulla il suo “animale guida” è un lupo.
Rispetto al primo volume, cambia leggermente la fisionomia della protagonista: la ragazzina cresce, prende gradualmente consapevolezza di se stessa e delle sue abilità, anche in seguito a un durissimo allenamento guidato dal lupo e da tre validi aiutanti. Impastando tra le mani ocra, malachite e smeraldi, Bertolucci realizza un miscuglio cromatico brillante che si posiziona da sola su ogni singola tavola, come se i colori fossero senzienti e sappiano autonomamente dove posizionarsi.
Immancabile è l’umorismo di Brrémaud: perfetto nell’inserire battute all’interno di momenti dal climax altissimo e perfetto anche nello smorzare la tensione e ricordare che l’eroe della storia non sempre è qualcuno di così forte, figo e imbattibile.

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Verso la fine, troviamo finalmente la causa del malessere di Brindille: i cacciatori di ombre sono arrivati, il passato è tornato a bussare alla porta dei ricordi, con tonalità di rosso sangue e marroni colore della terra. L’abilità di Bertolucci è quella di portarci fin dentro le atmosfere della battaglia, facendoci turare il naso e le orecchie per evitare di respirare la polvere alzata dagli zoccoli dei cavalli e le urla selvagge di chi porta morte e distruzione. La casa editrice saldaPress regala quel quid in più facendo della storia in due parti due eleganti cartonati, da gustare in ogni sfogliata di pagina, con il profumo della carta che ricorda il sottobosco in un giorno d’autunno, dopo la pioggia. I sensi si amplificano e la ricezione della storia diventa a tutto tondo, rimanendo sotto la pelle del lettore come un tatuaggio indelebile di emozioni e brividi.

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Tex 705 – La Maschera di Cera | Recensione

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Solitamente quando le storie di Tex hanno bisogno di una sfumatura thriller e mistery le sceneggiature vengono affidate a Pasquale Ruju. In quest’occasione, per l’albo intitolato La Maschera di Cera, il compito se lo è assunto Mauro Boselli, curatore stesso della testata, il quale ha provato a giocare con il genere.

Il mistero infatti regna sovrano sin dalle prime pagine di La Maschera di Cera. La storia è ambientata a Los Angeles, dove un agente della Pinkerton è stato misteriosamente ucciso. Tex e Kit sono in California, e cercheranno di supportare lo sceriffo Rowland a comprendere chi e cosa si cela dietro l’assassinio. Ma a Los Angeles è in atto una guerra tra poteri occulti, capeggiata da un uomo che indossa una maschera di cera, e che ha un conto in sospeso con Aquila della Notte.

C’è da dire che questo fumetto non si esaurisce in un solo albo. Perciò per comprendere e vedere sviscerata l’intera storia occorrerà attendere il prossimo mese. Ciò che però convince fin da subito è l’atmosfera intrigante, e l’alone di mistero costruito da Mauro Boselli. A mano a mano che la storia procede il climax di emozioni cresce, fino ad un finale assurdo e sorprendente.

Le faccende in sospeso tra Tex e la maschera di cera non sono chiarite all’interno dell’albo, e sarà interessante capire con lo sviluppo della storia cosa ha a che fare Aquila della Notte con questo oscuro personaggio.

Maschera di cera ha tutto il potenziale per essere un villain di quelli da ricordare: carismatico, con un background importante, e capace d’incuriosire il lettore creando una sorta di “empatia” malata. Sì, perché è questo il punto forte dei grandi cattivi: così come il celebre Joker riesce ad affascinare per la sua psiche perversa, allo stesso modo ogni cattivo che si rispetti nei fumetti, e non solo, è in grado di affascinare il lettore, ed allo stesso tempo di richiamare corde profonde ed oscure presenti nell’animo umano.

E se le premesse di maschera di cera verranno rispettate alla fine di questo mini ciclo narrativo potremo salutare un nuovo grande villain di Tex.

Tex, Mangaforever Tex, Mangaforever Tex, Mangaforever

A esaltare la sceneggiatura di  Mauro Boselli ci sono i disegni di Michele Benevento, il quale si è lasciato trascinare dalle atmosfere mistery della storia, senza però tradire la tanta azione, che anche stavolta scorre abbondantemente nelle pagine. L’impostazione delle vignette di Benevento offre molta dinamicità, e rende ancora più cinematografiche le sequenze illustrate. 

Questo nuovo albo di Tex non tradirà gli appassionati della serie, e soprattutto farà la gioia di tutti gli amanti del mistero e di storie noir condite da un’ambientazione western, che chiaramente la fa da padrone.

Il giudizio su questa storia rimane in sospeso in attesa dell’evoluzione e chiusura del ciclo narrativo, ma di certo c’è che Mauro Boselli si è riuscito a calare perfettamente in atmosfere diverse da quelle che solitamente tende a descrivere negli albi di Tex, per offrire una storia ricca di mistero.

E chiaramente, con un filone narrativo ancora non concluso, Aquila della Notte promette di sorprendere e regalare emozioni anche nel prossimo albo.

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Dampyr 232 – La Compagnia Guerriera | Recensione

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In un’estate sempre più calda torna, come ogni mese, Dampyr a distrarre tutti gli appassionati dampyriani, calandoli in atmosfere fantastiche e suggestive. E La Compagnia Guerriera è un’avventura dampyriana che richiama tanta avventura e tanto fantasy.

Già la copertina di Enea Riboldi mette in evidenza uno Cthulhu che in questa storia sarà un villain dominante. L’albo è ambientato in un territorio lontano, nel quale gli abitanti di Khandaria sono stati minacciati dalla tribù Vendias. In tutto questo un gruppo di guerriere si erge a protezione del popolo di Khandaria, ma Rhaleya, lasa e Dandy dovranno confrontarsi con divinità potentissime che minacciano l’intero Multiverso.

Perciò verranno chiamati in causa Harlan e compagni, i quali, attraverso il supporto del cavaliere Savnok, verranno guidati all’interno di un mondo lontano e totalmente fantastico.

La Compagnia Guerriera è l’albo con più elementi fantasy in assoluto che si sia mai visto negli ultimi anni su Dampyr. Di sicuro i lettori dovranno prestare un po’ d’attenzione per riuscire a districarsi in mezzo a tanti nuovi character e situazioni fantasiose, che in alcuni momenti arrivano a rendere la trama un po’ contorta.

Ma il maestro Mauro Boselli (sceneggiatore e curatore della serie) ha sfruttato un po’ della tradizione fantastica, presente anche nella nostra letteratura medievale e del periodo umanistico, per proporre una storia fantasy alternativa. In La Compagnia Guerriera non ci troveremo infatti davanti ad atmosfere nordiche tolkieniane che si rifanno al Signore degli Anelli, bensì a situazioni pantagrueliche, ed a personaggi bizzarri.

In alcuni punti della storia sembrerà di trovarsi nell’Orlando Furioso, o in un romanzo di  Francois Rabelais (creatore appunto della serie su Gargantua e Pantagruel). Sicuramente tutto ciò crea una grossa variante sul tema rispetto alle storie classiche dampyriane. E nonostante si faccia menzione di Chtulhu, le ispirazioni Lovecraftiane sono ben distanti dal cuore della storia.

Dampyr, Mangaforever Dampyr, Mangaforever Dampyr, Mangaforever

Insomma, La Compagnia Guerriera è un albo dampyriano che divertirà tutti coloro che amano un fantasy un po’ meno nordico, ed allo stesso tempo potrà non soddisfare coloro che vorrebbero leggere una classica storia di Dampyr.

A contribuire a creare una certa variazione sul tema sono anche i disegni di Maurizio Rosenzweig, il quale propone uno stile con un tratto più grezzo e con una scala di grigi molto ricca. Si tratta di uno stile di disegno sicuramente adatto per rappresentare personaggi e situazioni bizzarre. Ma, allo stesso tempo, il tocco di Rosenzweig è abbastanza diverso dal tratto classico degli albi dampyriani, e potrebbe non soddisfare alcuni lettori più tradizionalisti.

La Compagnia Guerriera non si esaurisce in un solo albo, e promette di riservare il meglio dell’azione nel prossimo numero. Dampyr ed i suoi compagni si troveranno ancora una volta all’interno di questo territorio remoto, con al fianco guerriere carismatiche come Rhaleya, Asa e Dandy.

Inoltre, il cavaliere Savnok rappresenta l’elemento più bizzarro del gruppo, capace di innescare le scene più divertenti della storia. E sicuramente saprà dare il suo contributo anche nel prossimo albo.

La Compagnia Guerriera è quindi una variante sul tema che potrà divertire molti appassionati, e convincere meno altri lettori. Ma il contributo a livello d’intrattenimento è assicurato anche per questo mese.

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Dylan Dog 394 – Eterne Stagioni | Recensione

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Insomma, signora mia, le stagioni vanno e vengono, a volte lentamente a volte troppo velocemente… ma non così velocemente come quelle che Londra sta subendo negli ultimi numeri di Dylan Dog. L’inverno sta arrivando, si tratta di poche ore di differenza dall’estate: il corpo non si abitua, passa da una stagione all’altra mentre percorre la strada per tornare a casa.

Ma le stagioni sballate non disturbano solo le persone: trovare anche una semplice mozzarella fresca è diventata una “mission impossible”, che ti spinge a fare ciò che razionalmente non faresti mai, come rubare o far prevalere il tuo istinto sulla ragione. E anche Dylan ci casca dentro, nel cercare di mandare avanti la propria vita fin quanto possibile. Il nostro eroe rosso-nero, aiutato dal quasi onnipresente Groucho, inizierà a curiosare cosa succede durante l’inverno, in seguito a un coprifuoco imposto da Scotland Yard. Alla polizia londinese, infatti, sono arrivate molte denunce di sparizioni di cittadini nella neve, tant’è che appena sta per arrivare l’inverno, tutti corrono nelle loro case, per evitare che la fitta coltre bianca li trasporti verso un ignoto più terrificante dell’inferno. Una donna “bussa” alla porta dell’indagatore (o meglio, vi sviene davanti) mentre era alla ricerca di sua figlia, sparita nell’Inverno: ora tocca a Dylan cercare di sopravvivere lucidamente alle stagioni, ritrovandosi di fronte all’eterno dualismo della vita, tra l’amore e la follia che ne consegue.

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Le donne e le loro storie, raccontate dalla Barbato, sono estremamente romantiche e impossibili da raggiungere, nonostante i mille sforzi per conciliare le differenze di “stile di vita”. Come in un moderno Ladyhawke preapocalittico, Dylan e la sua amata Annabeth vivono due spazi della giornata diversi: la notte e il giorno diventano estate e inverno, le parole d’amore si trasformano in mugugni di follia e la ragione cede il passo alla pazzia. Si sviluppano dei micro-cosmi regolati dalle stagioni: alla bellezza della primavera segue la rabbia e il nervosismo, tipici del caldo estivo, per poi cadere in un vortice di tristezza autunnale che porta a un Inverno senza sole e senza scampo. Con i disegni di Marco Nizzoli, la sofferenza della separazione e il romanticismo sono amplificati notevolmente, facendo scendere una lacrima triste verso la fine dell’incubo. La bravura del disegnatore si nota maggiormente nelle espressioni dei volti, regalando un livello in più alla narrazione della Barbato, accompagnandoci verso la tragedia verso la fine dell’albo.

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Ma non è solo della storia della Barbato che dobbiamo meravigliarci e sorprenderci: il filo rosso che lega tutte le storie della saga della Meteora si sta per sbrogliare molto in fretta, mettendo in campo un’alleanza tra Groucho e un nemico di Dylan, di cui già si subodorava qualcosa nei numeri precedenti. Il terzo fratello dei Marx si rivela essere più protagonista che comprimario, puntando i riflettori fuori dal personaggio che da il titolo alla testata.

La copertina dell’inossidabile Cavenago scioglie i cuori dei lettori, come un punto di calore in mezzo al gelo dei sentimenti dei londinesi, in seguito alla tragedia che sta incombendo come una spada di Damocle. Tranquilli, servi della Regina: tra sei numeri sarà tutto finito.

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La Musa Dimenticata di Perri & Daniels | Recensione

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Ambientata nel secondo Ottocento fra Lubecca e Amburgo, La musa dimenticata è la storia di un artista e della sua ispirazione. Il giovane Markus è senza genitori, ma scappa dall’orfanotrofio in cui era tenuto a causa della sua voglia di libertà; viene allevato da un vecchio pescatore, che capisce la sua grande abilità con il disegno e cerca di dargli un futuro anche tramandandogli il suo mestiere; ma l’arte non aspetta; riuscirà Markus a trovare la sua strada nella disciplinata Germania dell’epoca del cancelliere Bismarck?

Già nell’introduzione le due autrici indicano come la loro opera sia in realtà un omaggio al dio dei manga Osamu Tezuka, di cui infatti troverete tra le tavole del fumetto alcuni personaggi iconici, che Tezuka usava come topoi in varie sue opere (pratica che venne poi riutilizzata anche da molti altri autori ed animatori).

Tuttavia, a parte questo stratagemma grafico/narrativo ed alcune tematiche in comune con il grande autore (che del resto nella sua carriera trattò tutto il trattabile, proprio per la sua inarrivabile volontà creativa), le due autrici hanno deciso di adottare una strada autonoma, con tutti i rischi del mestiere: la storia presenta delle criticità, infatti, che emergono già alla prima lettura, con una introduzione dei personaggi davvero troppo lunga, tanto che la Musa del titolo arriverà solo nell’ultima pagina del primo volume; diverso il discorso per il secondo tomo, in cui sembra essere stato trovato un migliore equilibrio nello sviluppo della trama, che permette al lettore di apprezzare maggiormente una storia che in effetti si fa piuttosto interessante, anche se questa non sorprenderà davvero un lettore che sa leggere tra le righe.

Lo sviluppo dei personaggi sembra curarsi prevalentemente del protagonista e della musa Ondina, con un buono spazio dedicato anche al rivale di Markus, Theodor Ragner.
Peccato invece per il personaggio di Aron Wozniak, che avrebbe meritato maggior spazio, dato il suo contrasto tra essere polacco e essere anche tedesco; sono sicuro che una maggiore enfasi su di lui avrebbe potuto dare una maggiore intensità alla storia tutta.

Meno convincente il lato artistico, ma del resto è la stessa Deda Daniels ad ammettere la sua natura di story artist e non di disegnatrice. Ed in effetti lo stile si modifica nel corso dei due volumi partendo da un tratto leggermente più realistico per arrivare ad uno più personale.

Tuttavia alcune tavole sono più ricche, altre hanno un background meno elaborato; insomma, tutto è caratterizzato da una certa discontinuità stilistica che non facilita la ricerca di una omogeneità in tutta l’opera.

La confezione di Hazard Edizioni, disponibile anche in volumi singoli (ma qui è recensita la versione cofanetto), è ben realizzata, composta da due volumi brossurati -con alette – e raccolti in un solido cofanetto di cartoncino. Certo, il prezzo di euro 24,00 non è particolarmente allettante probabilmente per il grande pubblico, ma la cura dell’edizione è davvero molto buona, con pagine patinate e spesse, che valorizzano la stampa del fumetto.
Molto apprezzabile il numero di extra inseriti nei volumi, compresa una bibliografia discretamente ricca, con approfondimenti storici che dimostrano la cura delle autrici nella costruzione della loro trama. Una caratteristica sicuramente apprezzabile considerando il fatto che il fumetto storico in Italia è spesso storico solo di facciata senza indagine delle fonti…

La Musa Dimenticata di Perri & Daniels | Recensione è di MangaForever.net


Killer Show di Emanuele Amato e Ludovica Ceregatti | Recensione

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Sono stati molti nei fumetti a trattare degli aspetti psicologici dei “cattivi” della storia, che fossero serial killer o meno. Ma chi davvero ha voluto indagare sulla psicologia (e sulla psiche) del pubblico? Emanuele Amato ha finalmente sviscerato in Killer Show, edito da Shockdom, il pensiero intimo dell’opinione pubblica, senza eliminare l’aspetto voyeuristico e l’eccitazione sadica nel vivere gli aspetti più gore e trash della vita reale. Il racconto lascia pochissimo spazio al casus belli della narrazione, ovvero l’omicidio di una ragazza in una zona periferica della città di Granzano Ventate, proprio perché non è il fatto tragico in sé da analizzare, ma tutto il companatico che si forma intorno a esso. Solo un fugace sguardo all’omicidio e poi si scivola direttamente dentro un flusso di giornalisti, curiosi, famiglie, manifestanti e programmi tv che cercano di appropriarsi di quanti più dettagli possibili a risolvere il più grande degli enigmi: la soddisfazione della propria curiosità.

Ersilia è una ragazzina appassionata di pallavolo e fidanzata con il suo adorato Matteo, disoccupato alla perenne ricerca di una sistemazione lavorativa. Durante una serata passata in intimità con il suo ragazzo, Ersilia viene brutalmente aggredita e uccisa da qualcuno. Parte l’indagine da parte di carabinieri e scientifica, mentre la stampa e la tv cercando di ottenere dettagli succulenti dal fidanzato, che nel frattempo è sotto shock.

ARRIVARE FINO ALL’ “ULTIMO RESPIRO”

Come un Dan Brown del fumetto, Amato apre dei punti spot sui vari personaggi, analizzando il comportamento che ognuno di loro ha nei confronti del caso: la famiglia della vittima, la famiglia del sospettato (il fidanzato della vittima), il commissario, la presentatrice dall’appeal “barbaradursiano”… Nonostante cerchi di non lasciare indietro e fine a se stesso nessun personaggio, lo sceneggiatore si cala il più possibile dentro la mente del sospettato Matteo, visualizzando i suoi incubi e ciò che il suo cervello sta partorendo come reazione allo stress a cui è stato sottoposto dopo l’omicidio della sua fidanzata. I colori cambiano, le atmosfere si fanno più sfumate e meno dettagliate, la psiche salta fuori cercando in tutti i modi di essere studiata e analizzata dal lettore, quasi a dire “Guarda me e lascia stare tutto il teatrino che mi si sta costruendo intorno”. Ma la forza dell’animo di Matteo non è abbastanza incisiva da riuscire a distogliere lo sguardo da chi sta cercando, come lui, di raccattare sulle ceneri di un fatto di cronaca nera quei 15 minuti di notorietà.

Per sopraelevare il disagio di un momento buio nella storia di una famiglia qualunque, arriva Ludovica Ceregatti, che con il suo tratto asciutto e definito, stringe i volti in smorfie di dolore, disgusto e rabbia, simile a quelle che si fanno quando si morde un limone molto aspro. Ed è l’aspetto più aspro e sfuggente della vita che la disegnatrice prende per farne la sua spada e portarla nella guerra di tutti i giorni, affrontando uno spaccato di società in cui più si urla più il fatto viene taciuto.

A completare il quadro triste e socio-psicologico arriva Claudia Giuliani, che con dei colori scelti magistralmente, ridipinge scene di sofferenza e depressione con colori spenti tra il verde e il grigio, alternandoli a ricordi felici e luci della ribalta usando vari tipi di rosa e colori vividi e brillanti. Decisamente Killer Show è un minuetto a fumetti, nel quale i tre autori sanno gestire bene i loro ruoli per un buon risultato editoriale.

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Tex Willer 9 – Sierra Madre | Recensione

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Dopo essere stato sequestrato e venduto dai suoi companeros messicani Tex si trova in una situazione difficile. Lui e Tesah rischiano la morte. Ed il tesoro dei Pawnee è sotto attacco.

Continuano le avventure del giovane Tex Willer, con Mauro Boselli ai testi che, assistito dai disegni di Bruno Brindisi, in questo Sierra Madre vuole spingere i lettori in una delle avventure con maggiore suspense all’interno della serie.

Il generale Ortega è il villain di questo mini ciclo narrativo. Si tratta di un personaggio con diverse sfaccettature, capace di alternare durezza e crudeltà, con presunzione ed anche una certa vena umoristica. Ma il vero protagonista della storia è il tesoro dei Pawnee, l’elemento che per l’ennesima volta in quest’annata di fumetti texiani porterà Aquila della Notte ed i personaggi delle sue storie a confrontarsi con una caccia rischiosa, ma capace di donare ricchezze infinite.

Ma il tesoro dei  Pawnee in questo albo è un po’ come Godot: il lettore aspetta che spunti fuori, ma in realtà si tratta di un’astuta esca ordita da Tex e Tesah per condurre Ortega ed i suoi in un territorio ostile, e dove l’azione ed il pericolo si annidano dietro l’angolo.

Tesah è il personaggio fulcro di quest’annata di Tex. Soprattutto sulla testata Tex Willer la principessa Pawnee si è resa protagonista di diverse storie, e sembra si sia ormai delineata come la compagna delle avventure giovanili di Tex più adatta per Aquila della Notte. Mauro Boselli sotto questo punto di vista è stato veramente abile a delineare il personaggio di Tesah, caratterizzandola in maniera tale da conquistare il lettore grazie al suo ardore giovanile e coraggio. Si tratta di un character di grande personalità, e che potrà ancora regalare tante emozioni ai lettori.

Tex Willer Tex Willer Tex Willer

Brindisi, invece, con i suoi disegni è un maestro nel delineare al meglio l’espressività dei personaggi, ed in questo caso riesce a sfaccettare in maniera notevole sia Tesah che il giovane Tex. L’essenza giovanile dei character traspare dalle loro espressioni, ed Aquila della Notte sembra raggiungere grazie al tratto di Brindisi la sua forma definitiva a livello di caratterizzazione giovanile.

La serie Tex Willer sta appassionando molti lettori, ed è sicuramente una ventata di freschezza in una storia editoriale che dura ormai da settant’anni. Certo, Boselli cerca di aderire al massimo alla tradizione senza uscire dai binari della classicità di Tex. E sotto questo punto di vista la speranza è quella di trovarsi prima o poi di fronte a qualche storia capace di riservare dei colpi di scena, provando ad andare un po’ al di là di ciò che il lettore si aspetta.

Perché una testata dedicata alle avventure giovanili di Tex può permettersi di sorprendere un po’ il lettore, presentando un Aquila della Notte a volte leggermente diverso da quello che conosciamo. Del resto l’ardore giovanile è capace di spingere le personalità più in là di ciò che ci si può aspettare.

Questa audacia è ciò che fino ad ora è un po’ mancato alla testata Tex Willer, anche se la freschezza e la dinamicità (garantita anche da una foliazione minore rispetto alla serie madre) sono presenti in abbondanza.

Tex Willer continua quindi ad essere una piacevole lettura, un’interessante variante sul tema nel segno di Aquila della Notte.

 

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Tex – Nei Territori del Nordovest | Recensione

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La avventure tra le nevi di Tex sono sempre da considerarsi tra le storie più gustose e ricche di azione. La Sergio Bonelli Editore ha deciso di riproporre in un’edizione cartonata una storia già comparsa in un Maxi Tex: stiamo parlando di Nei Territori del Nordovest.

La storia è ambientata in Alaska, qualche tempo prima che si scatenasse la caccia all’oro. In un villaggio della zona Tex e Kit, assistiti da Gross Jean, dovranno ricercare lo scomparso Jim Brandon e supportare la giovane Dawn, seguendo le tracce di Golden Eye, una sorta di leggenda vivente, la quale ha seminato odio e sangue. Tra tradimenti, vecchi eventi che ritornano a galla, conflitti all’interno del villaggio, e fughe tra le foreste dell’Alaska, i colpi di scena e l’azione non mancheranno.

Mauro Boselli ha elaborato una trama capace di offrire molto mistero e suspense. Lo sceneggiatore capace di maneggiare al meglio questi elementi è Pasquale Ruju. Ed in effetti il tocco di Boselli è diverso: piuttosto che esaltare le atmosfere, tende a mettere in rilievo gli elementi drammatici, che fanno svettare i protagonisti della storia. Quindi più che il mistero Nei Territori del Nordovest ad essere messi al centro sono le singole storie dei personaggi ed il dramma delle loro vicende personali.

Su tutti svetta la giovane Dawn, una ragazza che ha molti punti del suo passato rimasti in sospeso, e che dovrà dividersi tra la fiducia del suo gruppo, e l’amicizia con Tex. Dawn infatti diventerà il fulcro della storia e l’elemento che si pone al centro tra Aquila della Notte e gli abitanti della zona. In particolare, gli indiani con i quali Dawn si è sempre schierata, ed il suo ex ragazzo Jericho, la considereranno una traditrice, mentre la ragazza scoprirà che alcune persone alle quali ha dato fiducia non sono esattamente coloro che si aspettava.

Tex, Mangaforever

Tex, Mangaforever

Tex, Mangaforever

 

Ai disegni c’è Alfonso Font, il quale con il suo tratto spigoloso e che richiama la migliore tradizione fumettistica europea (in particolare quella franco-belga), riesce a caricare la storia delle giuste atmosfere.

In tempi di caldo estivo e di giornate al mare leggere una storia come Nei Territori del Nordovest crea quella giusta e piacevole evasione al lettore. Le foreste innevate dell’Alaska sono rappresentate in maniera suggestiva da Font, e caricate di una buona drammaticità dai testi da Mauro Boselli. Questo volume di pregio in cartonato, non fa altro che dare la giusta collocazione ad una storia ben fatta e di ampio respiro.

Il volume è anche arricchito da un’interessante introduzione dello stesso Mauro Boselli, intitolata “Nel Gelido Nord”, nella quale il curatore e sceneggiatore di Tex racconta un pezzo di epopea western. Le vicende dell’Alaska, territorio ostile, acquistato dagli Stati Uniti sottraendolo alla Russia, nell’epoca della corsa all’oro si trasformò in un clamoroso affare.

Nei Territori del Nordovest è ambientato prima del boom dei cacciatori dell’oro, e vede protagonista un’Alaska che non aveva ancora molto da offrire, e da chiedere. Tutto ciò esalta quello spirito selvaggio ed un certo misticismo capaci di caricare l’atmosfera della storia.

Insomma, Nei Territori del Nordovest è un volume di pregio che ripropone un’ottima storia della produzione editoriale texiana, e che, allo stesso tempo, permetterà ai lettori, in queste calde giornate estive di portare la mente in zone lontane e fredde, al fianco di Tex, ed a caccia di misteriosi demoni della montagna.

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Mister No – I Cangaceiros | Recensione

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I Cangaceiros erano ribelli della regione brasiliana del Sertao, che tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo si opposero al potere dei latifondisti, andando alla ricerca un riscatto sociale ed economico. Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, da grande appassionato del Sud America decise di dare a questo storico gruppo di ribelli uno spazio importante nella propria storia editoriale.

Fu così che nel 1975 nel terzo numero di Mister No introdusse i Cangaceiro, dando il via ad una delle storie più belle e importanti del personaggio. A distanza di decine di anni da quell’agosto del 1975 la Sergio Bonelli Editore ha deciso di riproporre quel ciclo narrativo dedicato ai Cangaceiro, in un volume brossurato che raccoglie tutte le storie dedicate.

Nella prima parte di volume intitolata “L’ultimo Cangaceiro” leggiamo di Raimundo Texeira, ribelle che cerca di ricostituire il gruppo per opporsi al colonnello Fonseca. Mister No andrà a schierarsi col gruppo ribelle ed a fungere da ago della bilancia in uno scontro senza esclusione di colpi.

Ma, da grande conquistatore di donne Jerry Drake non si farà sfuggire un’avventura con la giovane ribelle Miranda, personaggio carismatico e fulcro di tutto il volume.

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Sì perché Miranda sarà protagonista anche del secondo ciclo di storie, intitolato “Il Re del Sertao“. Si tratta di un arco narrativo scritto nel 1988 e nel quale vengono raccontate ancora una volta le vicende dei Cangaceiro. Questa volta il fulcro della storia sarà una reliquia, ovvero la testa dello storico ribelle Lampiao.

Mistero No si troverà a metà tra le due forze contrastanti, al centro di una questione politica molto delicata: l’indipendenza del Sertao. Ma la prerogativa principale di Jerry Drake sarà quella di salvare ancora una volta la vita di Miranda.

Sergio Bonelli in questi cicli narrativi ha tirato fuori il meglio delle sua capacità di sceneggiatore. L’idea di mettere Mister No al centro di questioni politiche delicate all’interno del Brasile è stata una grande idea, sviluppata in maniera molto abile, e che trova nella storia dedicata al “Re del Sertao” il suo apice.

Sì, perché riuscire a creare un connubio tra azione, dramma e racconto politico, mettendoci dentro anche un po’ di distopia, è capacità solo dei grandi narratori. Ed il buon Guido Nolitta ha dimostrato con questo ciclo narrativo che l’eredità del padre, Gianluigi Bonelli, era veramente in buone mani.

Ad accompagnare i testi di Bonelli ci sono stati prima i disegni di Franco Bignotti, e poi di Roberto Riso, i quali hanno dato espressività e ricchezza di dettagli a storie capaci di far vivere le atmosfere di un Brasile rurale e selvaggio.

Per tutti i neofiti di Mister No questo ciclo narrativo è forse l’ideale per iniziare a leggere e riscoprire le storie del personaggio. Certo, nonostante Guido Nolitta riuscisse a cadenzare con un buon ritmo i suoi albi, un po’ di segni del tempo si notano. I dialoghi a volte appesantiscono lo scorrimento degli eventi, ma ciò solo perché sono figli di un’epoca differente con un’altra fruibilità delle storie a fumetti.

Perché I Cangaceiro è comunque un classico ed una lettura imprescindibile per tutti gli amanti di Mister No. Ed un accompagnamento ideale sotto l’ombrellone durante questa stagione estiva.

Mister No – I Cangaceiros | Recensione è di MangaForever.net

Martin Mystère – Le altre Facce della Luna | Recensione

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Il 20 luglio del 1969 l’Uomo è sbarcato sulla Luna. Cinquant’anni dopo tutto il Mondo ha celebrato questo evento epocale della nostra Storia. Ed anche un personaggio come Martin Mystère, che nella Storia s’immerge spesso e volentieri, non poteva non celebrare a suo modo questa data.

Il grande Alfredo Castelli, creatore del personaggio, ha lavorato all’uscita del volume Le altre Facce della Luna, che raccoglie alcune storie del detective dell’Impossibile che hanno come tema centrale il grande satellite naturale che ruota attorno alla Terra.

In molti sono i complottisti i quali ancora sostengono che l’Uomo non sia mai arrivato sulla Luna. Piuttosto che isolarli la storia d’esordio del volume, intitolata “Cospirazione Luna (pubblicata per la prima volta nel 2007), prova ad abbracciarli in pieno, appoggiando la loro teoria, ma offrendo dei risvolti che motiverebbero le ragioni secondo le quali negli ultimi decenni l’idea del falso allunaggio sia sempre più proliferata.

Di un livello narrativo ancora più alto e intrigante è la seconda storia del volume, intitolata Ricordi dal Futuro” (pubblicata per la prima volta nel 2008), nella quale la distopia la fa da padrone. Carlo  Recagno costruisce una trama intrigante nella quale esistono realtà parallele, e ben due Martin Mystère. Il detective dell’Impossibile che ben conosciamo si troverà infatti a supportare il suo alterego di una realtà distopica nella quale l’evoluzione e la tecnologia non hanno fatto esattamente lo stesso percorso che noi abbiamo vissuto, e che conosciamo.

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Un totale omaggio alla cinematografia fantascientifica è invece alla base dell’ultima storia che compone questo volume, intitolata “Docteur Mystère, e la Guerra dei Mondi”. Qui gli appassionati del genere potranno trovare tantissime citazioni e omaggi utilizzati per costruire il canovaccio della storia. Si va dai cortometraggi di  Georges Méliès, fino ad arrivare a La Guerra dei Mondi, Star Wars, ed Essi Vivono. Insomma, una scorpacciata di fantascienza, condita da una trama divertente.

Così come capita usualmente per gli albi ed i volumi di Martin Mystère, l’apparato editoriale a corredo delle storie a fumetti è veramente ricchissimo. Molti sono gli editoriali, soprattutto a tema Luna e fantascienza. Alfredo Castelli ha curato ancora una volta un volume di ottima fattura sia a livello di contenuti fumettistici, che di approfondimento.

In occasione del cinquantesimo anniversario dell’allunaggio gli amanti di scienza, storia e fantascienza troveranno in questo volume di Martin Mystère un ottimo mix di tutti questi elementi. Il filo conduttore che lega tutto il volume è chiaramente la Luna, ma andando ad analizzare in generale le varie storie a fumetti bisogna riconoscere un grande amore per la fantascienza e per la letteratura fantastica. Non mancheranno infatti, soprattutto in “Ricordi dal Futuro“, gli omaggi a scrittori importanti: tra questi c’è Jules Verne, che sarà addirittura un personaggio di supporto allo stesso detective dell’Impossibile.

E poi, oltre ad un comparto di sceneggiatori (formato da Alfredo Castelli, Carlo Recagno e Stefano Vietti) che hanno svolto al meglio il proprio lavoro impostando trame e sceneggiatura intriganti, i disegnatori in supporto delle storie hanno realizzato ottime tavole. Lucio Filippucci, Enrico Bagnoli, Maurizio Gradin e Rodolfo Torti sono stati i disegnatori che hanno partecipato al volume. Ma in particolare sono da segnalare i disegni con il tratto puntellato di Bagnoli e Gredin (autori di Cospirazione Luna), e la linea chiara di Torti in Ricordi dal Futuro.

Insomma Le altre Facce della Luna è un volume di pregio per celebrare un grande momento della Storia dell’Umanità, esaltato al meglio dalle avventure del detective dell’Impossibile.

Martin Mystère – Le altre Facce della Luna | Recensione è di MangaForever.net

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